Il bucato |
...e se ho capito bene, mi ha anche chiesto “…ma perché hai
fatto il bucato, se non avevi tempo da dedicarci?”. E se fosse stata
esattamente questa la domanda, mi viene il dubbio che abbia acquistato la
lavatrice pensando che il suo vero scopo fosse renderci tutti più felici nella
contemplazione del design e delle manovre di funzionamento dell’oggetto.
Ho passato tutta la mattina facendo sostanzialmente due
cose: stendere il bucato (con le lavatrici capienti di oggi occorre qualche
mezza giornata per stendere; inoltre sarebbe utile un piccolo loft per
appendervi le decine di chilometri di filo indispensabili dopo una settimana
senza fare il bucato) e rispondere al telefono a Paolo che chiedeva come
procedevano le operazioni di lavaggio.
Purtroppo non mi sono attrezzata per fare dei test clinici
sul bianco-più-bianco. Nella mia mente semplice ho solo pensato: infilo molti
chili di luridume nel cestello, avvio con qualche manovra un processo che
produrrà un po’di movimenti in fase di centrifuga, apro il cestello ad
operazioni concluse e stendo le stesse cose che ho infilato prima e che ora
sembrano molto più bagnate. Fine. Che cosa esattamente sia successo nel
frattempo alle fibre e a tutto il sottobosco ad esse appiccicato, non ne ho
idea e non me lo sono neanche molto chiesto, per la verità. Do per scontato che
le ginocchia dei pantaloni dei ragazzi siano calamìte per verde d’erba, che
sulle chiappe il fango ne costituisca l’impalcatura portante, che il sugo sopra
i bottoni delle polo rinsaldi le cuciture e che le maniche abbiano un arredo
colorato a seconda di quale sia stato l’ultimo pennarello esploso a scuola. E
questo da sempre, da che esistono i ragazzi, cioè ancora prima delle lavatrici.
Pretendere le analisi chimiche sulle fibre mi sembra una cosa da ingegnere, più
che da mamma.
L’unica osservazione che mi è venuta in mente è che la
centrifuga sembra più un cataclisma che un’operazione avviata con
consapevolezza. Ma forse ho avuto troppo entusiasmo nella carica (in tal caso
sarebbe colpa mia e questa è una controprova che è proprio così). A questa
ingenua osservazione ne sono scaturite, da parte di Paolo, una lunghissima
serie che intendo risparmiarvi.
La prossima vita ricordatemi, per piacere: niente ingegneri
precisi; punterò ad un artista pazzoide sfrenato…
Ciao. A domani.
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