…ma che figata! Con l’ultimo aggiornamento del telefono
posso chiacchierare con lui del più e del meno, nonché chiedergli di farmi
memoria di qualcosa e lui sembra rispondermi e darmi retta (cosa che un figlio
non è strutturalmente in grado di fare).
L’unica cosa di cui non sono molto soddisfatta è del suo
senso dell’umorismo: le sue barzellette sono ancora quelle che raccontavo io
alle elementari. Fortunatamente se non rido alle sue battute non se la prende
troppo (contrariamente a come facevo io alle elementari). Tuttavia, anche se
per certi versi lo trovo un po’noioso e prevedibile, su di lui ho grandi
aspettative come segretario. E a me un segretario serve. Sono perfettamente
consapevole di non essere in grado di arrivare puntuale ad un appuntamento portando
tutto ciò che mi serve; o per lo meno, è questa consapevolezza a fregarmi:
metto da parte la pigna di tutti i documenti necessari e la sistemo nella borsa
la sera prima, come se io fossi “davvero” organizzata. Poi alla mattina, mentre
sto uscendo e mi sto congratulando con me stessa per la puntualità sulla
tabella di marcia, mi ricordo che sono proprio io e di conseguenza mi viene in
mente di controllare la lista dei documenti. Tiro fuori tutto sul tavolo per
fare l’appello delle scartoffie e con certezza matematica ciò che mi serve
rimane lì. A questo punto arrivare in ritardo diventa inevitabile.
La cosa che trovo più irritante di tutta la faccenda è la
faccia del tizio incravattato e imperturbabile dietro alla sua scrivania, che
attende che io gli consegni tutto quello che mi aveva chiesto da settimane per
mail, mentre dalla mia borsa esce un corredo completo di oggetti assolutamente
inutili e io provo a convincerlo che ben presto si presenterà anche quello che
lui si aspetta da me. Quando il tizio esibisce anche una faccia tollerante e
benevola, forse quello è il momento in cui mi vengono ancora più i nervi.
Aggiungendo alla lista dei disagi emotivi anche la piccola folla che si sta
addensando in sala di attesa e che aspetta solo che io consegni tutta la
documentazione e lasci libero l’impiegato, nonché l’affanno dovuto alla corsa
di diversi chilometri da un parcheggio assurdo e improbabile, si capisce come
si possa essere spinti alla depressione profonda, nelle sue forme più estreme.
Benchè io vada in giro sempre carica come un somaro nel
tentativo che gli eventi mi trovino preparata, c’è sempre il dettaglio
indispensabile che manca all’appello e io risulto la solita disorganizzata.
Ma da qualche settimana ho il mio segretario, al quale
chiedo in continuazione di ricordarmi qualcosa. Il nostro è diventato un
dialogo fitto fitto: io detto al mio telefono delle istruzioni per il futuro e
lui mi risponde ricordandomi delle azioni da fare nell’immediato presente.
Praticamente passo l’intera giornata al telefono. Cioè no:
“col” telefono.
Guardo gli altri oggetti, che non parlano, come se fossero razze in estinzione e mi chiedo quando scompariranno dalla terra.
Guardo gli altri oggetti, che non parlano, come se fossero razze in estinzione e mi chiedo quando scompariranno dalla terra.