tanta fatica si misura in numero di aeroplanini |
Ilaria, figlia di un’amica, sta finendo la sua tesi di
laurea. A parte il fatto che fa un po’specie vederla approdare a questo
appuntamento, proprio lei che aveva il vestitino con i fiocchetti rosa nelle
foto da piccola, mentre ora è una splendida ragazza con gli occhioni verdi
contornati da lunga ciglia col rimmel e che macina la vita con l’aggressività
dei suoi vent’anni.
La laurea è uno di quegli appuntamenti con la vita che
segnano un confine profondo tra uno stato di beata giovinezza e un qualcosa che
prevede responsabilità, bollette da pagare e contributi da versare.
Sono apparsa in camera sua per farle i complimenti e mi sono
persa in un groviglio di foglietti, appunti, bozze, disegni, qualche calzino
appallottolato in un disordine che somiglia quasi a quello di casa mia. Tutti
carissimi ricordi nel quale ci siamo tuffate piacevolmente per il resto del
pomeriggio, chiacchierando “dei vecchi tempi” (chiacchierare dei “vecchi tempi”
con una ventenne è una delle cose più dolci che si possano provare!). Abbiamo
provato a dare un senso logico a tutto quel disordine di oggetti accantonati
nella fretta della consegna e lì ci siamo perse. Ne sono uscita naturalmente
dopo aver ulteriormente contribuito al caos generale di quella stanza, ma è
stato uno dei pomeriggi più piacevoli degli ultimi tempi.
I “cari ricordi” del tutto inutili a crudi fini pratici, ma
impossibili da buttare per nostalgici come noi, sono stati attenta fonte di
studio del nostro pomeriggio.
Ci conosciamo da anni e abbiamo passato insieme non poche
estati: lei è la sorella maggiore di amici dei miei mostri, nonché sorella
“adottiva” dei miei mostri. Ovviamente, l’estate e la vacanza sono il luogo
ideale per tessere relazioni profonde e durature, sulle quali basare i ricordi
delle avventure più buffe e strampalate, impossibili da dimenticare. Temporali
dirompenti, cadute nei torrenti, scivoloni nei nevai, perdita dell’autobus di
ritorno e sovraffollamento di una povera utilitaria passata di lì per caso, con
figli, fratelli, zaini e panini inzuppati, non sono un bagaglio da poco nel
cestone dei bei ricordi.
Il punto sul quale ci siamo soffermate più a lungo sono le
foto. Ne aveva una gran quantità in una scatola, perché le persone con una
storia che conti un numero di anni superiore alla decina, hanno ancora qualcosa
a che fare con i negativi e le stampe su carta. Molte erano ingiallite dal tempo
e si vedeva la sua mamma (una mia carissima amica) alle prese con fasciatoi e
biberon. Altri tempi. Passando dal biberon alla laurea in un pomeriggio abbiamo
scoperto che nel 1990 c’è stata la prima guerra del Golfo, viene assegnato il
Nobel per la pace a Gorbachev, la SIP diventa il primo operatore cellulare
europeo con le prime centrali GSM, dando la possibilità a Omnitel di nascere. E
vi ricordate gli Swatch? Sono il simbolo degli anni ’90. Nel ’90 il Napoli
vince lo scudetto grazie a Maradona e al cinema impazzivamo per kevin Costner
in “Balla coi lupi”.
Veniamo svegliate dal bombardamento di un appuntito
aeroplanino di carta fatto con uno dei fogli della bozza di tesi e questa è
un’attività particolarmente intensa negli ultimi tempi in quella casa. La cosa
strana è che nel XXI secolo i bit non abbiano ancora dato una sonora pedata
alla vecchia cellulosa, che non è ancora completamente fuori moda, con buona
soddisfazione dei lanciatori di aeroplanini e dei creatori artistici di
origami.
LINK:Il regalo storico: vino d’annata (1990)
LINK:Il regalo storico: vino d’annata (1990)
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