La novità è che due figli su tre, sono
impegnatissimi a fare lavoretti vari per racimolare un gruzzoletto per
comprarsi inutilità di ogni genere. La prima inutilità della lista è una moto
elettrica con la quale scalare le montagne (le moto rumorose e puzzose sono
vietatissime nei boschi, così pensano di cortocircuitare il problema con il “green”).
Buona l'idea, sarò io a pagare la realizzazione, andando a recuperarli in mezzo
ai camosci quando saranno a corto di batteria.
Sta di fatto che al momento fanno il
pony express della pizza, lavorando assolutamente sottopagati per un omino che
non conosce l'italiano, scrive gli indirizzi delle consegne in arabo e si
infuria con i fattorini quando ci sono dei disguidi sulla tabella degli ordini.
Una volta, aver “indovinato” la via e il numero civico, ma aver sbagliato il
paese ha prodotto un ritardo di 35 minuti sulle consegne e sembra che questo
sia stato un fatto davvero inqualificabile. La pizza ormai era fredda e il
cliente insoddisfatto. Chi passa davanti alla pizzeria nei momenti più
tranquilli, vede i miei figli impegnatissimi in diplomatiche lezioni di
italiano al titolare.
Ma tant’è, tutte le idee strampalate di
giri, gite, esperimenti con la loro combriccola di amici devono essere portate
a termine fuori dai loro orari di lavoro.
Avevano in mente di andare a dormire in
un posto ameno, in cima a un qualcosa che fosse abbastanza a punta per poter
essere definito “panoramico”; ovviamente l’orario di partenza ha dovuto essere
compatibile con le consegne della pizza.
Ovviamente, proprio il giorno previsto,
l’ultima consegna di pizza è stata richiesta fuori orario (e senza mancia);
proprio quel giorno lì pioveva a dirotto; proprio quel giorno lì erano chiusi i
negozi per comprare un ricambio di scorta delle bombole di gas.
A parte questi dettagli, partiamo
dall’inizio, ovvero dalle 22,30. Gli amici di bisboccia erano a casa mia e
tutto era pronto: zaini, tende, teloni antipioggia, ecc ecc. Mancavano solo i
due fattorini della pizza, i quali sono arrivati poco più tardi, con una pizza
già in pancia, offerta dal titolare. Dopo la pizza “di aperitivo”, dopo “la
cena vera” fatta a casa, dopo aver svuotato completamente gli zaini per
assicurarsi che non fosse stato dimenticato l’unico accendino funzionante, dopo
aver questionato a lungo con la mamma di un amico per convincerla a far venire
anche suo figlio nonostante l’orario e la pioggia battente, finalmente sono
scesi nel box e hanno riempito la mia punto. Quando dico “riempito” nessuno ha
una pallida idea di cosa intenda io. Tutti i fisici sostengono
l’incompenetrabilità dei corpi; ma anche loro non hanno una pallida idea di
cosa io intendo per “riempito” la punto.
Dato che nessuno di quella strampalata
combriccola ha ancora la patente, l’autista sono sempre io.
Dopo una mezz’oretta di auto, li ho
lasciati (…abbandonati? Bo?) al limitare del bosco. E li ho lasciati lí. Loro,
le loro tende sulle spalle, le loro lucine nella notte, i loro zaini pieni di
spaghetti da cucinare il giorno seguente a pranzo con il poco gas rimasto nella bombola. E da lí li ho visti allontanare
allegramente, ridendo come pazzi nel folto, sotto una pioggia torrenziale. Al
più piccolo, che era il più coperto con pantavento e kway, hanno dato
l'ombrello rotto. Era quasi la 1 di notte.
Alle 11 della mattina seguente un
“sopravvissuto” ha chiamato ricordandoci di registrargli il moto GP. Poi la
linea è caduta. Questo ci ha assicurato che i pezzi fossero ancora tutti
insieme.
Ora il week end è finito e di tutta quell’allegria
sono rimasti i sacchi a pelo distesi in multistrato sul divano della mia sala,
le tende ad asciugare impedendo ogni accesso al balcone e una distesa a perdita
d’occhio di scarponi, tutti rigorosamente infangati.
A vederli sembrano un’infinità, con la
potenza del numerabile.
(sigh)