lunedì 4 maggio 2015

pizza e tende bagnate

La novità è che due figli su tre, sono impegnatissimi a fare lavoretti vari per racimolare un gruzzoletto per comprarsi inutilità di ogni genere. La prima inutilità della lista è una moto elettrica con la quale scalare le montagne (le moto rumorose e puzzose sono vietatissime nei boschi, così pensano di cortocircuitare il problema con il “green”). Buona l'idea, sarò io a pagare la realizzazione, andando a recuperarli in mezzo ai camosci quando saranno a corto di batteria.
Sta di fatto che al momento fanno il pony express della pizza, lavorando assolutamente sottopagati per un omino che non conosce l'italiano, scrive gli indirizzi delle consegne in arabo e si infuria con i fattorini quando ci sono dei disguidi sulla tabella degli ordini. Una volta, aver “indovinato” la via e il numero civico, ma aver sbagliato il paese ha prodotto un ritardo di 35 minuti sulle consegne e sembra che questo sia stato un fatto davvero inqualificabile. La pizza ormai era fredda e il cliente insoddisfatto. Chi passa davanti alla pizzeria nei momenti più tranquilli, vede i miei figli impegnatissimi in diplomatiche lezioni di italiano al titolare.
Ma tant’è, tutte le idee strampalate di giri, gite, esperimenti con la loro combriccola di amici devono essere portate a termine fuori dai loro orari di lavoro.
Avevano in mente di andare a dormire in un posto ameno, in cima a un qualcosa che fosse abbastanza a punta per poter essere definito “panoramico”; ovviamente l’orario di partenza ha dovuto essere compatibile con le consegne della pizza.
Ovviamente, proprio il giorno previsto, l’ultima consegna di pizza è stata richiesta fuori orario (e senza mancia); proprio quel giorno lì pioveva a dirotto; proprio quel giorno lì erano chiusi i negozi per comprare un ricambio di scorta delle bombole di gas.
A parte questi dettagli, partiamo dall’inizio, ovvero dalle 22,30. Gli amici di bisboccia erano a casa mia e tutto era pronto: zaini, tende, teloni antipioggia, ecc ecc. Mancavano solo i due fattorini della pizza, i quali sono arrivati poco più tardi, con una pizza già in pancia, offerta dal titolare. Dopo la pizza “di aperitivo”, dopo “la cena vera” fatta a casa, dopo aver svuotato completamente gli zaini per assicurarsi che non fosse stato dimenticato l’unico accendino funzionante, dopo aver questionato a lungo con la mamma di un amico per convincerla a far venire anche suo figlio nonostante l’orario e la pioggia battente, finalmente sono scesi nel box e hanno riempito la mia punto. Quando dico “riempito” nessuno ha una pallida idea di cosa intenda io. Tutti i fisici sostengono l’incompenetrabilità dei corpi; ma anche loro non hanno una pallida idea di cosa io intendo per “riempito” la punto.
Dato che nessuno di quella strampalata combriccola ha ancora la patente, l’autista sono sempre io.
Dopo una mezz’oretta di auto, li ho lasciati (…abbandonati? Bo?) al limitare del bosco. E li ho lasciati lí. Loro, le loro tende sulle spalle, le loro lucine nella notte, i loro zaini pieni di spaghetti da cucinare il giorno seguente a pranzo con il poco gas rimasto nella bombola. E da lí li ho visti allontanare allegramente, ridendo come pazzi nel folto, sotto una pioggia torrenziale. Al più piccolo, che era il più coperto con pantavento e kway, hanno dato l'ombrello rotto. Era quasi la 1 di notte.
Alle 11 della mattina seguente un “sopravvissuto” ha chiamato ricordandoci di registrargli il moto GP. Poi la linea è caduta. Questo ci ha assicurato che i pezzi fossero ancora tutti insieme.
Ora il week end è finito e di tutta quell’allegria sono rimasti i sacchi a pelo distesi in multistrato sul divano della mia sala, le tende ad asciugare impedendo ogni accesso al balcone e una distesa a perdita d’occhio di scarponi, tutti rigorosamente infangati.
A vederli sembrano un’infinità, con la potenza del numerabile.
(sigh)