giovedì 1 agosto 2013

partenza


I miei due baldi junior sono al campo scout, mentre io sono in montagna con il mio ultimo erede e i suoi amici; ogni anno, quando i fratelli maggiori sono via, mi porto dietro i "dami di compagnia" della sua squadra di calcio perchè mi farebbe troppa tristezza pensarlo "figlio unico".
Quest'anno forse, causa mia età troppo avanzata, riesco a fargli rinunciare al nostro "ike" (cioè grigliata con dormita sotto le stelle in cima a qualcosa, bagnetto al laghetto gelato e rientro alla base; oppure attraversamento di qualche valle, dormita in fondo valle sotto le solite stelle, bagnetto e rientro). Ma sono comunque sufficientemente a pezzettini... Non ho portato la crema solare e questo ha contribuito parecchio al disfacimento dei miei pezzettini. Mi sento un calorifero che cammina. Anche le mie dimensioni e la mia forma, quest'anno, somiglia tanto a quella di un calorifero. Diciamo che, forse, gli aperitivi con mia mamma tra uno scatolone e l'altro, aperitivi a base di vino bianco di frigo con oliva, hanno contribuito con qualche effetto collaterale.
I miei sono quasi a fine trasloco, ovvero l'oceano di scatoloni è ora solo un mare. Abbiamo posto la parola "fine" dopo gli ultimi paletti fissi tipo "rogito", "arrivo del gas", "arrivo del vigile per la residenza" e, come quando si fa in ufficio quando scattano le 17 e la penna viene abbandonata sul tavolo, noi abbiamo abbandonato il Mediterraneo di scatoloni per attivare l'operazione "partenza per la montagna".
Ecco il programma del giorno prima di partire (una settimana fa circa; qui si perde il conto del tempo, che prima si basava sul conteggio degli scatoloni): mattinata persa a cercare l'orario del treno più consono che li approdasse in montagna. Per cercare un orario consono occorre fare il super G tra l'orario delle pastiglie, la pipì, la temperatura idonea che però tiene conto del tasso di umidità, degli UV e del livello di oscurità all'imbrunire, nonchè dell'orario di apertura del mercatino per comprare la pastina per il menu della serata del grande arrivo. Dopo una mattina di discussioni, decidiamo che il treno delle 18.34 è decisamente il migliore. Considerando che occorre circa una buona decina di minuti per arrivare in stazione da casa mia, preventivando un'improbabile serie di semafori rossi e un blocco stradale non-si-sa-mai, vado da loro alle 17.20, ovvero più di un'ora prima del grande evento. Vedo mia mamma indaffaratissima con i suoi scatoloni, un armadietto che ora ospita le tazzine dalla numero 12456 alla 53145, uno scatolone quasi vuoto, ma delle valige manco l'ombra. E mi sento rispondere esattamente ciò che temevo sentirmi rispondere, con la stessa intonazione: "Ma perché, il giorno della partenza era oggi?"
Dopo un'altro attentissimo studio degli orari di partenza dei treni, decidiamo che l'unico possibile è quello delle 10.32 "della mattina seguente", ovvero del "giorno dopo", cioè il giorno che segue una notte di sogni e poi il risveglio. Ecco, insomma, quella mattina lì!
Dopo 10 minuti sento mia mamma che programma con mio papà di cercare il trapano nel box per poter appendere dei quadri che, appoggiati lì per terra, proprio-proprio le danno fastidio. E naturalmente, il programma riguarda immancabilmente la mattina seguente!
Morale: ho messo la sveglia presto, sono andata nel loro appartamento, li ho prelevati, loro, la loro valigia, le loro pastiglie, gli annessi e i connessi e li ho appoggiati sul treno, il quale faceva capolinea proprio in montagna, vicino a casa loro. Li ho chiamati poco prima del loro arrivo assicurandomi che fossero sufficientemente svegli per scendere e li ho richiamati al loro telefono fisso, per assicurarmi che fossero proprio lì. E dopo di che sono stata relativamente tranquilla....
Che fatica, però!