venerdì 22 giugno 2012

…Ma non ti conveniva…?

mare
RELAX
Copyright richiesto ad Andrea, autore del "graffito" (costo: 4 gelati e qualche coccola)
Mi hanno proposto tante alternative per l’estate.
Ma dopo numerosi tentativi a cambiare paesaggio, penso che anche quest’anno non riuscirò a farcela e tornerò, come sempre, nei soliti posti.
Prima puntata in Liguria. La sensazione atavica di fatica ad inseguire i figli dappertutto, i quali anni fa erano piccoli e si allontanavano di continuo (apposta!) in direzioni divergenti, ora è un ricordo lontano. E non provo la minima nostalgia!
Ora sceglierò il confort dei tetti di eternit delle baraccopoli del bel golfo: ci avevate fatto caso che i liguri nutrono una vera passione per il riciclaggio delle cose più brutte del pianeta? Le raccolgono con grande scrupolosità, se serve le fanno arrugginire un altro po’e poi le piazzano in bella mostra sul belvedere. Hanno una vera fissa per tralicci dimessi, antenne cadute, motorini arrugginiti, gomme esaurite; tutto si trasforma in un vasetto per gerani che, accanto ad un agave, ti impedisce di sporgerti e ammirare in pace la rete arancione dei lavori in corso al porto.
Ora potete scatenarvi: vi ho praticamente dato il mio benestare al classico e un po’petulante “…ma non ti conveniva…?”.
Questa è la frase tipica di introduzione utilizzata dagli amici migliori, che in virtù della loro saggezza hanno a cuore la tua sprovvedutezza e ti riempiono di consigli.
E’ una frase passepartout per ogni occasione e apre ogni possibile scenario: ti sei lasciato sfuggire il fatto che un mutuo di cinque anni dura meno rispetto ad uno di trenta, nonché hai dimenticato di considerare che un’utilitaria è molto meno spaziosa di una monovolume-come-la-loro e certamente la tua vacanza ideale è un’insieme di fastidi che non hai valutato attentamente, rispetto ad un confortevole soggiorno alle Hawaii.
Ora avete tutte le carte in regola per esprimervi con i più variopinti “…Ma non ti conveniva…?”
Commentate pure… Commentate…
Io intanto ho il mio da fare a rispolverare una vecchia bagnarola con una vela grande come il mio fazzoletto, un carrello appendice da agganciare alla punto (la mia “ammiraglia”), e cercare il petrolio per la lampada che illuminerà le nostre serate sul promontorio, nel bosco del campeggio sul golfo ligure, mentre ci racconteremo storie raccolte dalla biblioteca di Albenga.
Quando tornerò (…quando tornerò?? Tornerò?? Credo che prima o poi dovrò anche tornare…! Che triste pensiero…!) leggerò con estrema attenzione i vostri commenti e ne farò tesoro per l’estate prossima.
…Promesso!
 Poi sarà la volta della seconda puntata; e non sarà più al mare

venerdì 15 giugno 2012

Concerto pianoforte


I saggi di fine anno contano una lunga serie di difficoltà.
A partire dal parcheggio


pianoforte
Ansia sotto i riflettori

Finalmente si è concluso l’anno e gli ultimi giorni di saggi e feste e pizzate con la classe sono “davvero” gli ultimi giorni.
Questi sono i giorni dove si piange di più: quando si conclude un ciclo scolastico gli addii sono un po’faticosi, anche per chi, come noi, abita in un paesello e sa benissimo che pure non ritrovandosi in classe tutti i giorni, ci si incontra di continuo alla gelateria sotto casa; poi ci sono mamme e nonne facili all’emotività, che si sciolgono in lacrime di commozione davanti alle recite di fine anno. In sintesi: giugno è il mese dei nasi rossi.
Quindi, è terminata la follia dei multi-impegni accavallati in modo convulso.
È cominciato il periodo dei multi-impegni accavallati in modo convulso e disordinati nella giornata, priva di limiti e orari scolastici.
Se non inventano a breve il dono dell’ubiquità, li costringerò a inventare un sistema per farci partorire figli già auto-muniti.
Ma la maratona è quasi alla fine: manca all’appello solo un esame di pianoforte di uno degli gnomi e poi ci siamo.
Nel frattempo siamo riusciti a spuntare dalla lista “da fare” il saggio della scuola di musica. I saggi di musica, come i saggi di danza o pattinaggio o che-so-io, hanno più o meno le stesse caratteristiche: la sala molto più affollata di quanto lo gnomo non si sia immaginato e tanto basta per far diventare paonazze anche le guance più slavate o paffute o abbronzate che siano.
Poi, a turno, ciascuno sale sulla pedana ed esibisce il suo pezzo. Le luci sono fatte in modo che sia ben chiaro ed evidente che il protagonista del momento è quello con le guance paonazze. E queste luci sono fatte apposta per acutizzare l’insopprimibile desiderio di sprofondare sotto il pavimento dentro una voragine e riparlarne in altro spazio-tempo.
Ora facciamo un cambio di scena; voltiamoci a guardare nel buio della platea.
Non manca nessuno: la nonna che ci vede poco e la becchi ad applaudire e sussultare per il bambino sbagliato; i fratelli assistono concentratissimi sul game boy che li tiene buoni fino al momento topico; un papà inizia ad agitarsi: è l’incaricato ufficiale della famiglia per le foto-ricordo ma dalle sue smorfie si intuisce che sia cascato in una delle tre alternative: la macchina fotografica è rimasta a casa; le pile sono scariche; la memory card è al completo. E a quel punto il copione prevede, immancabili: una discussione con la moglie per stabilire esattamente di chi sia la colpa e la ricerca di una mamma organizzata che abbia macchina fotografica, pile cariche e faccia qualche scatto in più. In genere questa mamma è riconoscibile anche al buio, per il suo aspetto impeccabile da super organizzata e spesso suscita pesanti sentimenti di frustrazione in chi le sta accanto e deve dipendere da lei per qualche favore (chennervi!). Non manca poi un papà che entra in ritardo e goffamente cerca di non dare nell’occhio, approfittando del buio della sala; però in genere l’ingombro di tutto il suo bagaglio pc/valigetta/giacca/ombrello lo fa inciampare nei gradini insieme all’ingombro del suo senso di colpa per il ritardo. Ritardo che, per altro, penalizza proprio i più ritardatari con un parcheggio ormai stracolmo; e mentre si cerca di far entrare un suv in un parcheggio per ciclisti, cresce l’ansia a pensare che mentre si fanno inutili e faticosissime manovre, basterebbero pochi metri per goderti il tuo bambino.
Poi i pezzi cominciano e tutto procede; nonostante tutto. C’è chi è impeccabile e non sbaglia nulla; c’è chi non lo è ma ha il gran fegato di proseguire. Non so voi, ma io vado in brodo di giuggiole per gli applausi d’incoraggiamento, che preferisco di gran lunga rispetto all’applauso per il pezzo perfetto.
…Bravissima Roby!

giovedì 14 giugno 2012

CRISI


equilibrio
Se ci stiamo un po'a pensare...

Crisi: considerazioni semi-serie.


Sabato 9 abbiamo partecipato al MammaCheBlog, riunione di blogger a Milano, dove guru in materia ci hanno generosamente rimpinzato di fondamentali consigli. E tutte abbiamo già più o meno scritto note entusiastiche. Ma ora, dopo le prime emozioni di pancia (e non solo in merito al ricco buffet), mi vengono due considerazioni meno “colorate” ma più di testa. Abbiamo tutti preso nota di qualche trucchetto per sopravvivere alla dura selezione naturale dettata dal SERP e per far crescere i numeri sulle visite del blog. Benissimo. Scopriamo che non c’è nulla di strabiliante: la maggior parte dei trucchi non sono dettati da arti magiche, bensì da un sano buon. senso.
E questo mi sembra davvero grandioso.
Non che il semplice e spicciolo buon senso abbia qualcosa di geniale in sé, ma trovo rivoluzionario il fatto che il meccanismo stia finalmente guarendo. Dopo una lunga malattia, finalmente ci stiamo liberando da furbi e furbetti, per una virata verso contenuti da premiare, chiarezza nei rapporti e onestà!
E hai detto niente…!
Chi pensa di strapazzare i clienti per arricchirsi su false pubblicità o chi spera in guadagni facili, vede la sua larga strada spianata trasformarsi in un vicolo cieco. Ovviamente non parlo solo di blog!
E ora un pensierino sulla crisi: quando si arriva al fondo del barile, il contenuto diventa oggetto prezioso di ricerca. In tempi di vacche grasse, il contenuto si mimetizza più facilmente con i fiocchetti che agghindano un bel contenitore….vuoto!
La crisi, per forza, deve essere affrontata con uno spirito di rinnovamento, con idee geniali che vanno implementate con lavoro, passione e tanta fatica. Moltissimi hanno l’idea geniale; pochi hanno la forza implementativa che la trasformi in una macchina di lavoro vincente.
Detta così, sembra che ci si debba augurare una bella crisi tutti i giorni…!
In realtà, ogni crisi che si rispetti è, sì, un setaccio che scompagina le vecchie logiche e demolisce i vecchi poteri forti (…ed era ora!) ma è anche un katerpillar che fa terra bruciata con tagli che non sempre sono proprio “chirurgici”. Tutte le crisi accompagnano piccole o grandi rivoluzioni e le rivoluzioni fanno paura e mietono vittime, spesso innocenti. Ma il lungo periodo nel quale si era esagerato con un pienone di squilibri e insensatezze avrebbe prima o poi chiesto il conto. E ora ci siamo.
Quale può essere il motto di questo periodo di crisi, dunque?
“Vinca il migliore e buona fortuna a tutti”.
Vista così, mi mette addosso un’orrenda ansia da prestazione, dalla quale mi viene istintivo scappare a gambe levate; ma credo che sia un po’il lato B di tutta la faccenda “rivoluzione-crisi”, con cui dobbiamo avere a che fare; e, con il giusto equilibrio, questo motto non va perso per strada.


mercoledì 13 giugno 2012

Una giornata al "Mamma che blog"


showcase
...E mettiamoci in gioco, allora!


Scopo: un incontro con tante blogger, tutte al femminile (per una volta le quote rosa sono al completo!). Mariti, figli, papà erano solo un dolce contorno a dare man forte e rallegrare l’ambiente, in un difficilissimo (da equilibristi!) mix con famiglia e nani.
Chi è più esperto suggerisce, stimola idee, racconta. Nessuna cattedra: quelli "tosti" sono comodi comodi su un divano. Ed è giusto così, basta lezioni frontali: non vengono più seguite neanche a scuola! Questo finalmente è il secolo della partecipazione allargata, ognuno con il suo contributo, grande o piccolo che sia. Dal confronto nascono  nuove idee. Tutti sono chiamati a partecipare e mettersi in gioco.
Io per la verità di contributo non ne ho dato moltissimo: è da due mesi che navigo qui in mezzo e sono ancora alla disperata ricerca di salvagenti... quindi ringrazio i “guru” che hanno pazientemente passato la giornata a darci retta.
Mi chiedono che cosa mi è piaciuto; la lista è lunga, quindi do solo i titoli: lavoro, serietà, professionalità, festa, organizzazione, collaborazione, idee, spunti, consigli, allegria,... Per i sottotitoli, ci incontriamo in uno spazio più grande. Difficilissimo dire che cosa non mi è piaciuto... Ah, sì ecco: la coda alle bevande (avevo una sete bestiale in quel momento...!).
Ecco che cos’è stato il Social Family Day del 9 giugno aMilano
E poi lo “showcase”: un tubo nero di guarda, tu guardi lui con un microfono in mano e quando scatta il momento tu parli. Poi il tutto viene riprodotto in rete. Alla faccia del mettersi in gioco! Questa volta sono “persino” sopravvissuta; la prossima volta andrà anche meglio e spero che non sia più così utile la bombola di ossigeno per riattivare le coronarie a cosa fatta.
Il prodotto finale delle riprese, se volete andate a pescarvelo qui, su Donna Moderna:
Se invece avete problemi di audio o fosse difficile caricare il video, è più facile seguire quanto ho trascritto qui sotto:


Perché un blog? Perché è divertente. Ecco perchè.
Probabilmente anche per spirito di contraddizione verso i miei insegnanti: ricordo ancora che alla maturità si sono assicurati non scegliessi lettere perché secondo loro non scrivevo in modo abbastanza “serio”. Quindi mi sono divertita sui libri di fisica.
Ora però mi diverto a scrivere. E non sempre in modo “serio”.
Fino a tre figli fa, inseguivo anche un “lavoro”, di quelli tipo… ti chiedono di fare una cosa… tu gliela fai… il conto in banca non è più così in rosso…Eccetera.
Fino a tre figli fa. Poi però, ho ceduto.
E nel frattempo mi sono accorta che scrivere è molto divertente e molto liberatorio.
Hai un’idea in testa e finchè non la appoggi su un foglio inizi a fare stranezze; diventa difficilissimo “capire una lista della spesa”, “azzeccare un parcheggio centrando il buco vuoto e non l’auto davanti ad esempio”, “non dimenticare tutto ovunque”, o cose così…
Esiste un solo pensiero fisso: la tua idea. Poi finalmente il mondo si ferma, aspetta che tu scrivi qualcosa e tutto torna normale. Almeno per un po’.
In rete e nel blog si incontra un sacco di gente affascinante, interessante, stimolante, ….ante… che non conosco! Perché è ovvio che non l’ho detto ad amici-parenti&conoscenti! Ma vi pare??
Anche perché nel blog parlo anche di loro: mi piace andare a caccia delle loro piccole manie e mi diverte un uomo quando si impegna nel suo mestiere di marito o nel mestiere di papà e una donna quando prova a svolgere….tutti i mestieri del mondo contemporaneamente.
Ad esempio che gli uomini non sappiano trovare mai nulla è un dato di fatto.
Che un figlio apra il frigorifero, lo fissi attentamente in attesa che un paciugo denso e untuoso gli precipiti in mano… poi lo sguardo si spegne e tonfa nel vuoto cosmico finchè…

ORA SUONA IL MIO CELLULARE CHE AVEVO DIMENTICATO ACCESO (mannaggia! Il tempismo è il sovrano delle leggi di Murphy, tutte sacrosante!)
DRIIIN …oh mamma! Scusate! Ciao. Eh…? No, non ora. Ma, no, cassetto in alto a sinistra. Ma non è vero che non c’è! Se è lì da sempre! Ma lo vedo io da qui! No è verde. No, quello è giallo. Senti oh…devo andare. Ciao. Ciao-ciao.

Scusate… è che, appunto, non ho detto a nessuno che oggi… Infatti lui era… vabbè, lasciamo perdere và..!
Sì, poi gli uomini sono daltonici. Ma di brutto!

Dunque… non ho detto che cosa trovi nel blog. Trovi me.
Mi piace moltissimo l'aria aperta e la vita dinamica.
La vita dinamica l'ha capito e ne ha approfittato, acchiappandomi nel suo vortice di “non-c'è-mai-un-secondo-di-tregua”. Ciao a tutti e bacio.
…vado a capire che cosa riesce a NON trovare quell’uomo lì sta volta…

giovedì 7 giugno 2012

…Caro amico ti scrivo. Ma siccome qui distrarsi non è come dirlo, più forte ti scriverò.

vita moderna
Contro il logorio della vita moderna
Oggi provo da questa postazione a rispondere alle turbe del mio amico Marco, che mi scrive dalla Toscana il suo disagio, grave in questo periodo, per l’aria inquinata da pollini colorati e profumo di gelsomino; soffre del traffico insostenibile di buffi animali selvatici per i sentieri del Chianti e, povereretto, viene tampinato da gente senza scrupoli che offre bicchieri di vino alle cene, succose, in contrada. Poi, riprendendo il suo messaggio su fB, conclude l’elenco delle sue tristi amarezze con un “eccetera”, che da solo, è già abbastanza eloquente per immaginare il proseguire della lunga lista di amenità che colpiscono quei luoghi lontani e (fortunatamente!) abbandonati dalla nostra civiltà padana.
Caro Marco, capisco la tua difficoltà di adattamento in Toscana. L’inquinamento acustico da cicala è il problema più discusso all’ONU di Ginevra; attendono a breve i test effettuati dal Cern per buttarsi in una grande spesa di tappi per orecchie da distribuire alla povera popolazione, ormai disperata.
Non arrenderti: la fine del tormento si avvicina!
Qui noi a Milano, città del Cynar, mentre ci godiamo un meritato aperitivo in mezzo alle rotaie del tram, in attesa che un alieno ci prelevi da un carciofone gigante prima di essere stritolati dai cingoli, stiamo studiando il sistema di posizionare una bella discarica in cima alle pendici delle vostre colline. Poi, visto che il business è concentrato anche sul cemento, abbiamo già i plan pronti per inserire un confortevole viadotto che colleghi tutte le righe pettinate dei vostri vitigni.
Formigoni, lo conosciamo da anni, è un uomo di fiducia: votiamo sempre e solo lui perché siamo sicuri abbia già attivato tutti i suoi canali. Puoi stare tranquillo. Le tue pene finiranno presto.
Se ti manca la fragranza degli NOx sparsi sulle nostre tangenziali, ti manderò la cartolina dei lavori della nostra bella Pedemontana; la nostra Pedemontana è molto più attraente delle altre che, banalmente, sono semplici sentierini nei boschi nella parte bassa delle catene montuose. La nostra Pedemontana è dotata di tutto: aree di servizio, viadotti, ampi parcheggi panoramici e attraversa i posti più belli della Brianza: quei pochi ancora sguarniti di capannoni, finalmente avranno il loro belvedere.
E che dire delle nostre zanzare? Mica come le vostre, che vengono allontanante dal dozzinale profumo di citronella e gelsomino. Le nostre zanzare hanno uno scopo preciso: farci esibire un iPad che attiva gli ultrasuoni. Non farmi pensare alla tristezza di essere privati da una pizza goduta sui tavolini lungo il marciapiede della metropoli, con l’iPad versione ultimo modello in bella mostra al nostro fianco….!
Ti avevo parlato del mio neurone entrato in loop alla domanda istintiva “che ci faccio io qui?” Quel neurone si è disperso nella nebbia delle nostre pianure.  Se riuscirà a sopravvivere, sarà talmente robusto che sicuramente attiverà un focolaio di neuroni impazziti e che mi porteranno via da qui prima che io possa accorgermene. Mi sveglierò in un posto sconosciuto e troverò ai piedi del mio letto una minuscola valigia da disfare. Sarò sdraiata di fianco ad un tizio con la stessa faccia di Paolo ma che non brontola e, anzi, sorride. E i miei tre energumeni in crescita andranno a scuola beati in bicicletta cantando.
Tutto ciò ha del complicato. Non credo che quel neurone sia così robusto da farcela… Ha tutte le probabilità che remano contro…!

LINK: A Milano si vive con l'amaro vero ma leggero!

mercoledì 6 giugno 2012

Alla fine delle feste di compleanno, il recupero dei figli è un’operazione complessa

compleanni
Uomo-fango = cucciolo di sapiens sapiens al parco 

A maggio ci sono le feste di compleanno al parco. Ci sono anche le feste di quelli che compiono gli anni in estate e concludono l’anno con gli amici. Quindi, facendo un rapido conto, solo in compleanni, tra maggio e i primi di giugno si consuma più del 30% delle torte di tutto l’anno.
Le feste di compleanno sono un sistema diverso per chiamare la solita cosa: “giocare a calcio in un prato”.
C’è anche il diversivo del diluvio che si scatena il secondo dopo aver acceso le candeline. Il compleanno di Teo l’anno scorso sarà ben difficile da dimenticare: si è portato avanti a piovere per il prossimo secolo, prima che qualcuno lo accusi di essere causa di siccità!
Poi c’è il solito pallone che finisce sulla cima del solito albero; c’è il solito nano-ragno che si arrampica per recuperare il freesby e attaccare qualche addobbo ai rami più alti per far colpo su qualche bambina “particolarmente bionda” (e far diventare un “particolarmente bianca” qualche madre sotto). Poi ci sono le mamme che corrono verso il banchetto di torta e candeline preoccupatissime di dover dare in mano a qualcuno di “affidabile” il cambio per il proprio bambino (perché lo sapete benissimo che c’è qualche mamma che non porta al parco a giocare il proprio figlio se non ha i cambi dietro). I cambi sono sempre bianchi. E il prato è sempre verde. …Bo?
Poi, dato che gli inviti sono obbligatoriamente distribuiti a tutta la classe, anche il gruppo “femmine”, che siano tutte rosa coi pizzi e trecce o che siano con scarponi da muratore, sono al parco all’ora scritta sul foglietto, più qualche minuto. Le bambine in genere formano un unico gruppetto schiamazzante sull’altalena, che trovi senza ombra di dubbio sul lato opposto del campetto da calcio. Per non confondere le idee… non si sa mai!
Poi c’è la ricerca spasmodica degli ingredienti di tutto….perché c’è sempre il bambino allergico a qualcosa. E in genere il “qualcosa” è l’ingrediente fondamentale in tutto quello che compare sulla tavola. Fortunatamente c’è sempre qualche super-mamma organizzata che tira fuori dalla sua borsetta modello Eta-beta una merendina dietetica, il cui aspetto è un po’triste, ma riesce a cacciar fuori ancora un sorriso sul musetto del bimbetto allergico, perché qualcuno ha pensato anche a lui.
In genere si capisce al volo che qualcuno è appena stato ad una festa di compleanno ben riuscita, dal colore marroncino uniforme del mucchietto di fango, terra, fogliame, rametti che ricopre il bambino che c’è sotto. E questo spesso strato ricopre anche il bambino che ha portato i cambi bianchi: anche là sotto quello spesso strato, c’è un bambino felice, i cui vestiti non torneranno mai più bianchi.

lunedì 4 giugno 2012

2 e 3 giugno con Benedetto 16...o senza?


Ieri, domenica 3 maggio, ci siamo fatti largo tra un torneo, le prove del saggio di musica, una ricerca di scienze da finire e tutte le vitamine da sapere per l’interrogazione di scienze; abbiamo “bigiato” per qualche ora tutti gli impegni e siamo andati “dentro la notizia”, a Bresso, per vivere da vicino il “grande evento”.
Papa Benedetto 16 ha celebrato la “Festa della Famiglia” in Lombardia, alle porte di Milano.
Confesso che il mio primo approccio sia stato vicino ad un lieve fastidio. Ho uno scarso entusiasmo a festeggiare, in mezzo a problemi che sento, questa volta, più pesanti del solito (ovviamente mi riferisco ai fatti di cronaca degli ultimi tempi, nonché della crisi che incombe sulla testa di troppi di noi). Ma se vuoi avere un'opione, è "obbligatorio" formasela, attingendo direttamente dalle fonti. Quindi, in sella alle nostre cinque bici, abbiamo fatto il pellegrinaggio tutti insieme.
In quanto a scarso entusiasmo, sono pronta a confermare che il problema è mio, non della festa: i drammi e le avversità ci sono e ci saranno sempre, quindi non ha senso rimanere in lutto costantemente. La famiglia ha bisogno di particolare attenzione, soprattutto in questo periodo ed è giusto che qualcuno richiami un momento di riflessione dentro uno stacco di gioia, creando l’occasione di una grande festa. Quindi è bello stare insieme ed è importante dircelo, perché ci fa sentire meglio e più vicini.
Ecco perché una festa che, intendiamoci, è stata organizzata proprio bene. Non si può fare una “grande festa sobria”. Mi sembrerebbe poco serio. È come mettere qualche candelina di meno su una torta di compleanno scarsamente zuccherata… in onore alla sobrietà. E, a proposito di torte, gli ingredienti erano quelli giusti di una festa davvero riuscita: tantissime persone, organizzazione perfetta, distributori d’acqua, bagni, gadgets, 1400 volontari della protezione civile solo dalla provincia di Milano. Questo è il contorno. Il piatto forte, naturalmente è il palco con il Santo Padre.
Qui però le cose si ingarbugliano un po’… La crisi dello IOR in questo periodo non dà molto credito a quella parte di persone che, dall’alto del pulpito, dettano i confini del bene e del male.
Personalmente mal sopporto chi, in modo inflessibile, dipinge il mondo in bianco e nero. Mi sento male fisicamente.
Detesto il "perfettinismo", odio il "moralismo gratuito"... E non mi piace chi è sempre "a posto". Preferisco chi sbaglia. In genere chi sbaglia ha l'umiltà per scendere tra noi poveri mortali e gettarsi nella mischia. Preferisco provare a fare una cosa in più, se può essere utile a qualcuno e correre il rischio di sbagliare, piuttosto rinunciare a priori perchè temo non risulti "perfetta".
Di fronte all'inflessibilità io mi irrigidisco; di fronte a chi sbaglia, provo tutto sommato simpatia o tenerezza.
Quindi, ho chirugicamente dimostrato che il problema sono io: non impazzisco dalla voglia di festeggiare con chi si ostina a mantenere un distacco dai problemi veri. Le "aperture", viste dall'ottica del "bicchiere mezzo vuoto", le avverto come tardive ed inefficaci. Forse invece dovrei guardarle come "finalmente-aperture".
D’altro canto mi sembrano esagerati i presidi di protesta in piazza XXIV Maggio a Milano, nonché le iniziative del Coordinamento Arcobaleno (il quale, tra l’altro,  ha avviato l’incontro con il saluto di Margherita Hack, che proprio stupida non è), un po’infastiditi dalla promozione del solito modello unico di famiglia, eterosessuale e finalizzata alla procreazione. Condivido pienamente il senso di fastidio, ma vorrei richiamare da tutte le parti un maggiore atteggiamento di pacatezza, anche nelle dichiarazioni di protesta, spesso legittime. Se un milione e passa di persone sono contente perché sentono che quello “è il loro giorno”, dopo tutto e nonostante tutto, perché guastargli la festa?
C’è sempre tempo per richiamare l’attenzione sul fatto che, nel terzo millennio fortunatamente, non abbiamo più paura della magia o delle streghe. Non ci acchiappano più con i tabù ma le cose ce le devono spiegare. E devono anche essere convincenti.
Ma per un giorno, tutto sommato, è carino vedere tante mamme e tanti papà con passeggini, pappe e pannolini farsi largo tra la folla per cercare il loro pezzettino di suolo per sentire un messaggio di speranza e positività.

venerdì 1 giugno 2012

Dovo lo trovo un negozio di ortopedia un po’“trendy”?


Ciabatte
Homar: visione in 3D

Paolo ha tolto il gesso ma ha ancora un piedone da yeti. Riesce solo ad indossare dei ciabattoni giganti e morbidissimi che hanno l’aspetto di un hot dog. Glieli hanno regalati per gli inverni freddi (sottolineo che siamo a giugno!) e ospitano una paffuta faccia di uno dei Simpson da cui spuntano lateralmente le orecchie; mi sono sempre chiesta che ci facciano delle “orecchie” cucite lateralmente sui ciabattoni paffuti; penso che siano lì a sottolineare che se hai infilato quelle “zattere” ai piedi, è perché sei in fase catatonica, tipo “divano-telecomando-libro-bibita” ed è bene che tui non tu smuovi da lì: se lo fai, a tuo rischio e pericolo di inciampare nelle morbide orecchie di stoffa che spuntano dalle tue caviglie. Così ora, quando Paolo gira per casa c’è l’occhione di Homer che ti guarda dal basso come se ti chiedesse qualcosa (l’occhione destro; il sinistro si è staccato subito). Quando Paolo cammina, lo fa malissimo e pende dalla parte del piede sano. Quando non è in piedi, dà l’impressione di zoppicare anche da seduto.
La domanda che sorge spontanea a vederlo, è: “ma quando sarà costretto ad uscire di casa, come pensa di affrontare il mondo infilando le sue caviglie nella gigante boccona di Homar? Sopravviverà in qualche modo la sua credibilità?”
Scarpe da ginnastica: manco a parlarne! Sembrano sottili sigarettine confronto al suo bananone più largo che lungo. Ci toccherà entrare in un negozio di ortopedia trascinandoci dietro anche Homar e cercare qualcosa di più adatto. Saremo inorriditi dal prezzo di mastodontici scarponi da menomato e probabilmente usciremo ancora con Homar che ci guarderà dal suo unico occhio laggiù.
C’è un vantaggio in tutto ciò: potrà essere esonerato, per quest’anno dalle figuracce come terzino nelle partite di fine anno “papà contro giovani calciatori”. Non che andare in giro con Homar sguercio, in fatto di figuracce, rappresenti un gran risparmio… ma almeno non dovrà sudarsi la serata.
Lo svantaggio: si piazzerà sul pc di casa andando in ufficio ancora meno di prima e il ritmo figli/scuola/casa/lavoro sarà completamente sconquassato per bel po’; io sarò promossa da semplice “autista” a “multimansione a tempo pieno” e, non so perché, ma non riesco ad esserne particolarmente orgogliosa…
Forse sarà meglio impegnarsi per trovare un negozio di ortopedia abbastanza “trendy”…