sabato 25 maggio 2013

l'esperto in lavoretti...


Il “marito” è quel bipede che può appartenere a due specie diverse: quello che si ritiene il mago Udinì del bricolage oppure quello che si rifiuta categoricamente di capire le mosse essenziali utili a cambiare una lampadina. In genere non esiste, o per lo meno non esiste nella loro consapevolezza, la specie “di mezzo”, cioè qualcuno che cambi in tempi utili una lampadina ma si arrenda docilmente di fronte alla costruzione e allestimento dell’arredo di casa, minuzie e dettagli compresi.
Il mio bipede appartiene alla specie A, ovvero quello che, di fronte a qualsiasi imprevisto, risponde immancabilmente “Non è necessario chiamare nessuno! Lo aggiusterò io domani o appena avrò un attimo di tempo”.
Ecco la tragica lista delle conseguenze di lavoretti in sospeso, che riguardano solo la mia punto, in pochi mesi di “Non perdere tempo ad andare dal meccanico; lo sistemo io domani!”
  1. Il finestrino dietro il guidatore scende perché si deve essere scarrucolato il filo che lo tira su e giù. Ho pensato io ad una sistemazione provvisoria un giorno che, facendo la spesa, ho trovato il banco “tutto a 1€”, contenente pastrugni alla rinfusa, più o meno utili: due ventose con i gancini per appendere gli asciugamani in cucina. Ho potuto perfino sceglierli “blu”, come la carrozzeria della punto e li ho appiccicati alla base del finestrino, impedendogli di scivolare e sparire nella portiera.
  2. Qualche settimana dopo ha iniziato a scendere anche il finestrino dalla parte opposta, ma al banco “tutto 1€” avevano esaurito le ventose. Il mio bipede, dopo numerose pozzanghere formate sul pavimento della punto, dovute alle piogge torrenziali di traverso convogliate tutte dentro il finestrino aperto, ha preso in mano la situazione e, armato di cacciavite e brugole, ha smontato l’interno della portiera. A quel punto, mancandogli un pezzo da sostituire ad un gancetto rotto ed essendo ormai in grave ritardo su tutti gli impegni del pomeriggio, ha piazzato l’interno della portiera nel portabagagli raccomandando tutti di “non toccare” e che “domani” avrebbe completato il lavoro. La raccomandazione più assillante è stata in merito a “non perdere le vitine appoggiate sul cruscotto”. Da quel momento, appoggiare la spesa nel portabagagli è diventato impensabile, nonché fare curve troppo allegre per non far andare in giro dappertutto le sue vitine. Inoltre è diventato impensabile far accomodare qualcuno di fianco alla portiera smontata, con il rischio che si danneggiassero le casse dello stereo con un urto accidentale. Nel frattempo le pozzanghere permangono perché il finestrino non ne vuole sapere di star su.
  3. Con l’umidità si deve essere ossidato il contatto della cintura di sicurezza, che attiva un petulante e insopportabile BIP-BIP quando non ci si lega come impone il codice della strada. Il contatto ossidato impedisce al circuito di chiudersi quando ci si allaccia la cintura e il BIP-BIP permane fino a che non spegni il motore. L’unica alternativa è assordarsi con la radio, per coprire, almeno in parte, il BIP-BIP che dopo qualche minuto sembra più invadente e pervasivo di un allarme antiatomico. Naturalmente l’ostacolo è, di fisso, inversamente proporzionale alla facilità di risoluzione: quando il bipede dice che ripararlo “è questione di un attimo”, allora sai che non c’è alcuna speranza a risolvere la questione con un banale meccanico.
  4. Il sole e la pioggia hanno cotto la spazzola del tergicristallo dietro, che si è staccata e caduta chissà dove. Purtroppo sostituire la spazzola è un’operazione molto facile, per cui non è pensabile provare a ricorrere ad un meccanico. La prima osservazione potrebbe essere che il tergicristallo dietro, tutto sommato, non è così fondamentale. La punto, però, ha la gran figata che quando piove e il tergicristallo davanti è attivo, automaticamente si attiva anche il tergicristallo dietro appena si innesta la retromarcia. Quindi da qualche tempo, ho attivato un automatismo mentale per cui, prima di innestare la retro, devo spegnere il tergicristallo davanti. I primi tempi, quando non avevo ancora acquisito bene questo automatismo, oltre alla radio assordante e al BIP-BIP petulante della cintura, sentivo anche un sinistro CRACK-CRACK di un uncino che scolpiva un vetro, fastidioso quanto il gesso sulla lavagna.
  5. In un momento di grande pioggia, dopo essermi incartata con il tergicristallo dietro, nonché quello davanti e aver confuso un po’le leve, non mi sono accorta che stavo parcheggiando davanti ad un marciapiede molto alto, con il quale ho “arato” il pianale sotto il cofano della punto. Ora c’è un pezzo che penzola sopra la ruota e, quando di viaggia ad una velocità compresa tra i 60 e i 90 km/h, fa il peeling alla gomma sinistra. Anche questo rumore non è tranquillizzante; in realtà quello che accade è che, mentre il volume della radio è in continuo aumento, di volta in volta si tratta di decidere se frenare sotto i 60 o accelerare sopra i 90, a seconda delle condizioni richieste dal traffico. Inutile sottolineare che “basta trovare la vite giusta” per assicurare il pezzo che sta per staccarsi, quindi la risoluzione del problema è rimandato a data da destinarsi…
Questioni più banali come la cappelliera che si stacca e cade ogni volta che provi ad aprire il portabagagli è un’inezia trascurabile, soprattutto da quando il portabagagli non è utilizzabile perché ospita l’interno della portiera, che ci sta proprio al pelo.
Come spesso accade in queste situazioni, si inserisce una variabile aleatoria con la quale ti rendi conto che è passato forse un po’più di un giorno dall’ultima promessa “lo aggiusto in un attimo appena ho tempo”. Nel nostro caso, ci si è resi conto improvvisamente che, dall’ultima revisione, che sembrava fatta il mese scorso, sono passati invece due anni; e questi due anni scadono tra una settimana.
..Hep…

giovedì 23 maggio 2013

Carta di credito e scassinatori di punto



rocceValtellina. Gara di trial. Andrea un po’teso, come al solito prima della gara. Bel tempo, ma un po’freschino… Mi giro un attimo a guardare le montagne attorno; distrazione fatale: Andrea, senza il mio stretto e vigilante controllo, riesce a chiudere le chiavi della punto nel portabagagli.
Dal vetro vediamo che dentro la punto ci sono cose abbastanza utili in una gara di trial, tipo i panini (è pure quasi mezzogiorno!), il paraginocchio destro, il guantino sinistro e un po’di attrezzi per le eventuali riparazioni della bici (per quello, penso, poco male: tanto io li porto sempre ma non li so usare…!). In bella mostra, sul cruscotto, il mio portafogli con i soldi contanti. In tasca invece, la carta di credito che mi era servita per pagare il casello e la benzina. Dal momento che le gare di trial hanno la caratteristica di essere allestite nel bel mezzo di un bosco, mi chiedo quanto possa essermi utile la carta di credito.
rocceIl “piano” consiste nel dividerci i compiti: Andrea pensa alla gara e io penso a come forzare la punto, con le chiavi chiuse nel portabagagli. Per quanto riguarda il profumo di griglia che proviene dai baracchini delle salamelle e che sembra aprire una voragine al nostro stomaco vuoto, scopro presto che nessuno è provvisto di lettore di carta di credito: la loro cassa è un barattolo dello yogurt per le monete e una scatoletta di legno per le banconote.
A dir la verità, ho indugiato parecchio prima di abbandonare il mio bambino in gara, a saltare su e giù dai massi con una bicicletta, per dedicarmi alla zona parcheggio, lontanissima. Per fortuna, la fame accentua in me lo sguardo un po’imbecille e perso nel vuoto di fronte al dilemma sul da farsi e probabilmente questo attira l’attenzione di un tot dei papà taxisti-accompagnatori di figli alla gara di trial. Nel giro di qualche minuto diventa una vera e propria “sfida”: una specie di concorso per il più abile meccanico-scassinatore di punto. Non faccio neanche a tempo a tornare al parcheggio che vedo, dall’alto, una decina di papà zelanti che, nella foga dell’aiuto, ha sbagliato punto e si sta accanendo sulla punto a fianco alla mia. Non è stato semplicissimo, da così lontano, intervenire al volo prima che comparissero carabinieri altrettanto zelanti attorno ad una intera schiera di nerboruti scassinatori di punto...
Qualcuno che abita nei paraggi sparisce e torna con tutti gli arnesi più strani che ha recuperato nel box. Qualcun altro si presenta con borsoni pieni attrezzi recuperati dal loro portabagagli (aperto!), adibiti di solito alle riparazioni dei mezzi del trial. Qualcun altro, più fantasioso, torna con lunghi tronchi e legnetti a punta, che potrebbero forse essere utili in un set di Dario Argento.
Molti narrano le loro imprese più improbabili come esperti meccanici ad un folto pubblico, mentre qualcun altro descrive le astuzie rese indispensabili per riparare una moto da trial in mezzo ad un deserto, disponendo solo degli aghi dei cactus.
Sta di fatto che, sebbene sembri molto semplice forzare Fort Knox con uno stuzzicadenti, la mia punto appare invece a prova di bomba a idrogeno.
Dopo un pomeriggio di tentativi difficilissimi, dopo diverse esclamazioni di vario genere e tipo, dopo esserci “quasi riusciti” qualche milione di volte… magicamente, la mia punto, si apre.
Non occorre molta fantasia per immaginare i momenti successivi: tutti avevano avuto l’idea del “trucco decisivo” per arrivare alla maniglia della portiera, nonché tutti avevano predetto esattamente il preciso istante dell’apertura e tutti erano stati quelli che avevano trovato indispensabile proprio “quel” legnetto che era stato disdegnato da tutti gli altri.
Ringrazio tutti, conto se i soldi del portafoglio sono abbastanza per pagare da bere a tutti (e decido che della “buona acqua di rubinetto”, in casi del genere, è quanto ci sia di più dissetante) e, con un gran sospiro di sollievo, provo a concentrarmi sul mio bambino, abbandonato nel campo di gara per tutto il pomeriggio.
Con il fiatone, faccio di corsa la salita fino al fettucciato della gara e, con gran delusione, vedo che è già tutto terminato. Del mio bambino manco l’ombra, in compenso vedo un altro folto gruppetto di papà attorno all’ambulanza (le mamme, alle gare di trial, non sono molto gettonate in genere…).
Mi avvicino all’ambulanza e scopro che il paraginocchio destro che avevo in mano, estratto finalmente dalla prigionia del portabagagli, avrebbe potuto evitare un buco nella rotula di Andrea. Per il buco sul polso, invece, l’episodio delle chiavi non avrebbe cambiato nulla: il guantino, anche ad averlo avuto, sarebbe arrivato a coprire solo fino “poco più giù” del danno.
...So la domanda: "Come sta ora Andrea?". Andrea ora sta seduto davanti a Facebook oppure davanti alla play: con un buco sul ginocchio, può stare solo seduto. Ok. Mappperchè non sta seduto davanti ai compiti???? Ccchennnervi!





martedì 7 maggio 2013

TARGA NUOVA

meccanico
Attualmente la Twizy è disposta ordinatamente  “sulla scaffalatura” del meccanico, il quale ha assicurato che sarà in grado di rimettere insieme tutti i pezzi che riuscirà a recuperare…

I figli sono capaci di perdere tutto. Hanno una grande abilità in questo.
Tutti i genitori sono alle prese con fantasiose e improbabili perdite di i-pod, cellulari e caricabatteria, apparecchi dei denti, libri di scuola,… nonché c’è una lunghissima lista di modi diversi per lasciare maglioni prestati chissà a chi e chissà dove, soprattutto se si tratta dell’ultimo cashmere di pura angora che, sebbene ai figli possa fare anche schifo perché non è abbastanza trendy, è quello che ci hanno regalato al compleanno e non è ancora mai stato messo.
L’ultima sparizione di casa nostra è la targa della loro vetturetta elettrica.
Non mi sono mai chiesta che cosa succedere a perdere la targa e ora lo so.
Senza targa succede che occorre spendere 105 euro di pratiche, più una mattina persa in coda per la denuncia, più una targa posticcia in puro bricolage per un tot di almeno 10 euro lasciate in cartoleria tra cartoncino, pennarellone, plastificazione, scotch robusto, annessi e connessi; più qualche vai e vieni alla motorizzazione. Se poi la Dea Bendata è in vena di scherzi, possiamo aggiungere un vigile poco tollerante con le nostre scarse abilità da bricolor, un’impiegata un po’orba e pronta a farvi fare pratiche inutili e in netto contrasto con quanto vi hanno appena detto alla stazione dei vigili.
Perdere le chiavi dell’auto è un evento che sicuramente difetta di originalità, ma mi trovo ugualmente preparata: tra codifica e sostituzione partono 100 euro e una settimana con l’auto ferma dal meccanico e la sottoscritta che riprende gli accompagnamenti.
Ho imposto una targhetta con il mio numero di cellulare da appendere alle chiavi, come si fa con il collare del proprio “pet”; quando però, giorni fa, ho visto la targhetta chiusa in fondo ad un cassetto, ho scoperto che la proposta –secondo i miei figli- è impraticabile, perché lo stile della scritta non si intona con il colore del portachiavi. Insomma, una partita persa in partenza.
Questa è la lista delle prime conseguenze spicciole che seguono l’avere dei figli autonomi con una vetturetta in grado di risparmiarci tempo in “taxi” e accompagnamenti vari. In realtà non è un vero e proprio risparmio di tempo; si tratta piuttosto di sostituire il monotono vai-vieni-porta-&-accompagna con una serie di imprevisti e inopportuni corri-intervieni-paga-&-aggiusta.
Nel frattempo ha piovuto molto. Quando piove succede che le strade hanno la caratteristica di collezionare pozzanghere nei punti dove, di solito, è più divertente sgommare in curva. Ecco il motivo per cui capita di dover recuperare un figlio che, mettendoti a carico il costo della telefonata, ti chiama disperato chiedendo di venirlo a prendere.
La conseguenza della pioggia della settimana scorsa, consiste nel fatto che, se passate dal mio meccanico, osserverete una Twizy disposta ordinatamente sulla sua “scaffalatura”; Tony, il mio meccanico, mi ha assicurato che sarà in grado di rimettere insieme tutti i pezzi, o almeno quelli che riuscirà in qualche modo a raddrizzare…
Chissà se Tony ha deciso di fare il meccanico perché da piccolo gli riuscivano bene i puzzle…?