L'ozio in vacanza |
C’è un sacco di gente che la vacanza la sogna pensando a
lunghissime dormite sulla sdraio con bicchiere di bibita, libro, ombrellone e
profumo di piadina calda. L’attività più frenetica prevista è lo zampettare
sulla sabbia bollente tra un’isola d'ombra e la successiva per raggiungere il
chiosco “bibite & pizzette”. E in questi casi è facile: l’ozio non è
un’attività particolarmente impegnativa e, con un piccolo budget, i camerieri
sono fatti apposta per appagare ogni esigenza di questo tipo. Rimane, come
unico grande problema da risolvere, la scelta del buon libro o della rivista da
portarsi nella borsa da spiaggia. Meglio se il libro è anche un po’soporifero,
in modo da… accelerare i tempi! Se in cinque o dieci righe l’obiettivo è già
raggiunto, allora il libro è quello giusto.
Io no. Io quando ho più di un muscolo inattivo inizio ad
avere un surplus di adrenalina che mi devasta il cervelletto. Se passo più di
due minuti di inattività mi si arricciano i nervi e divento ancora più
insopportabile del solito (a meno che l’inattività sia una faccenda
“contemplativa”, che includa un buon bicchiere di limoncello da stringere tra
le dita). E la cosa tragica è che le attività che prediligo non sono attività
che trovi dietro ogni angolo, ma necessitano almeno un pizzico di avventura.
Niente pizzi e ricami, niente biscottini al forno: traversate, risalite,
percorsi sono le occupazioni che mi accendono; quindi non mi basta fare un
salto al super per fare il pieno di lievito e farina, o una gita fino
l’edicolante all’angolo per tornare soddisfatta con enigmistica e giornale.
Quello che in genere mi occorre comprende una lista un po’più complicata: mi serve un promontorio che si affacci su un ampio golfo blu e mi permetta di controllare la situazione dall’alto; possibilmente un torrente fresco con qualche pozza d’acqua profonda e azzurrissima, corredato da qualche roccione da cui tuffarsi; al largo dal caos della spiaggia, è comodo avere un’isola da raggiungere in qualche modo, che abbia un fondale ricco e colorato e, meglio, qualche buchetto tra le rocce, dove cercare colori perlacei e sentirsi dentro il rumore dei flutti; un buon campeggio dove le piazzole consentano lo stretto contatto con la natura (in molti campeggi, gli spazi sono tali che “lo stretto contatto” avviene solo con i vicini di tenda); poi occorre una lampada a petrolio per addormentarsi con un buon libro mentre i rumori del bosco fanno da sottofondo hi-fi.
Questo sarebbe poi diventata la doccia da campo |
Da ultimo è necessaria una boscaglia a portata
di mano dove raccogliere materiale “di arredo”: tronchi, rami e rametti mica li
trovi al banco frigo dello spaccio sotto casa! (ovviamente non sto parlando di
devastare un bosco: sto parlando di “ripulire” una boscaglia da ciò che madre
natura ha già scartato e fatto precipitare rovinosamente a terra: si tratta di
prendere ciò che è già a portata di mano e che può risultare di massima
utilità; anche le pigne dei pini marittimi sono profumate e possono avere
diverse funzioni; e le carrube, se assemblate con un po’di coreografia, sono
ottime finiture ornamentali; non penso che abbiano altra utilità per nessuno,
madre natura compresa: qualcuno ha mai risolto il quesito, diffuso tra i
frequentatori della Liguria, “a che cosa servono le carrube?” Bo??).
Il primo "mattone" del tavolino sull'albero |
Il tavolino di
tronchi sull’albero è indispensabile per consentire ai figli di sopportare il
peso dei compiti delle vacanze. E fanno pure a gara per salirci e usarlo! Poi
c’è l’angolo della doccia da campo (il sacchetto nero che si appende e si
scalda con gli UV) con tanto di appendini per gli asciugamani e portasapone
intagliato. C’è la classica altalena, l’appendiabiti, il porta-masserizie e
tutto quello che la creatività amalgamata con la funzionalità riescono a
produrre, con ciò di cui la boscaglia non sa che farsene.
La Tabur Jack II vista da fuori bordo |
Io sono anche riuscita a recuperare una vecchia bagnarola
(ha il tipico aspetto di un “tappo”, più che somigliare ad una “barca” vera e
propria. Ma sta abbastanza a galla e questo è quello che mi serve). La “Tabur
Jack II” (questo è il suo nome, inciso a grandi lettere nella plasticotta
arancione) è la barchetta di Fantozzi: quella grigia e arancione, che l'intramontabile ragionier Ugo
portava al mare, montata sul portapacchi, sopra al tetto della bianchina. La
sua però aveva il motore, mentre la nostra ha un fazzolettone bianco che serve
per andare con il vento. I miei figli chiamano il “cosone bianco” che sta a prua,
pomposamente con il nome di “vela” (e tutto sommato, serve proprio a quello).
Bene, capita generalmente che da quelle parti, il vento
spinga di traverso, parallelamente alla costa, in modo che sia comodo da
sfruttare per raggiungere l’isola Gallinara; sembra fatto apposta sia per
l’andata sia per il ritorno; e in alcuni giorni di vento forte ci si diverte
come pazzi (è anche capitato che ci tradisse, calando di colpo e dovessimo
elemosinare un passaggio al traino da qualche pescatore).
E da ultimo, il mio primo erede, appassionato di bike trial, trova che i massi del porto siano l’ideale per divertirsi a saltellare con la sue due ruote.
Insomma, ecco gli ingredienti per la mia vacanza ideale. Ed
ecco perché ogni anno torno sempre lì.
4 commenti:
Ciao Pomella. Tu sì che sei avventurosa! Quest'anno per noi invece vacanza tranquilla sul Gargano. I miei figli, comunque, col cavolo che farebbero tutto quello che fanno i tuoi. A volte credo di essere più giovane di loro!
A presto
Ciao Alice. Il Gargano è un posto davvero bellissimo. Noi stiamo vicini a casa per...risparmiare un po'anche sul viaggio. Inoltre mio marito non verrebbe mai con noi in campeggio, quindi cerchiamo di rimanere vicino a casa, cioè in Liguria; ci sono stati anni in cui non ci è venuto nemmeno a trovare nei week end: odia gli insetti e le scomodità. Fosse per lui, in vacanza ci vorrebbe qualcuno addetto anche a lavargli i denti; insomma, lui è un tipo "LOB" (Libro-Ombrellone-Bibita). Inoltre gli dà fastidio la crema abbronzante e non sopporta la sabbia che gli si insinua nei posti "privati". Insomma...uno strazio! Allora lo porto in montagna, lo mollo con sigaro, giornale e libro da qualche parte e noi giriamo al largo. Se pensi che lui, da giovane, era una giovane promessa dell'atletica e che ha vinto un paio di volte le nazionali (poi si è dedicato ad ingegneria ed ha abbandonato velleità di altro tipo) concludi che la vita è strana e che non è mai troppo tardi per girare completamente pagina, che siano avventure o inclinazioni intellettuali. Crescendo, si cambia. Anche tanto. Un bacio. Pom.
Che bella vacanza avventurosa! Piacerebbe anche a me ogni tanto, ma sono circondata da "beni immobili"!!
I tuoi beni immobili hanno due gambe e due braccia, vero? ...sigh!
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