venerdì 12 aprile 2013

RECIDIVO


Non è sufficiente il caos cosmico generato l’altro giorno (scatole cinesi) dal non avere un cellulare perché i figli si ricordino di caricarlo alla sera. Si possono anche aggiungere altre possibilità, tipo: caricare il cellulare ma lasciarlo attaccato alla presa quando si esce di casa; scambiare il cellulare con quello di papà, ricevendo urgenti telefonate di lavoro a scuola in primo banco. L’iter in questo caso prevede il ritiro immediato del cellulare da parte della segreteria scolastica, una nota e la sottoscritta che deve piantar tutto per precipitarsi a scuola, scongiurando la Preside di soprassedere alle regole scolastiche che includono il ritiro dello stesso per "x" giorni. E a quanto pare la regola, per la segreteria scolastica, è cosa alquanto granitica: ti rispondono "c'è scritto così". Per quanto riguarda invece la voce "primo banco", è ovvio che chi viene spostato immediatamente al primo banco dai professori, è anche colui che, probabilmente, riempie più in fretta la lista "casini & disguidi", incluso lo scambio e lo squillo dei cellulari quando non dovrebbero. La lista “imprevisti da cellulare” è lunghissima e molto fantasiosa. Se comprende lo scambio dei cellulari, non so come, ma finisce sempre con la constatazione che in in qualche modo è colpa mia: il cellulare l'ho messo io in un posto che non andava bene ed è suonato nel momento topico perchè, "per forza": io l'ho messo lì, loro se lo sono scambiato ed è stato il cliente che, cercando il papà, l'ha fatto suonare proprio durante la verifica di matematica. Pongo l'accento sul fatto che, in tutta questa storia, "il figlio x" non è mai presentato come il soggetto causa prima del disguido.
Il cellulare però è un semplice co-protagonista della lunga lista di possibili disguidi mattutini. Ad esempio, c’è un gran pasticcio sullo scambio di chiavi di casa e le chiavi dell’auto che in genere conduce spesso alla chiusura dell’algoritmo nel solito modo: qualcuno rimane sotto la pioggia per ore ad aspettare che qualcun altro apra qualcosa con le sue chiavi. L'auto elettrica offre un vastissimo campionario di possibili imprevisti lungo ogni tipo di tragitto, con picco esponenziale crescente di probabilità quando si è in ritardo. E alla mattina, si è in ritardo per definizione.
Ora, inserendo la variabile “auto elettrica” dei figli, si esclude, se Dio vuole, il rimanere senza benzina nei posti più deserti del pianeta; si introduce però la seconda variabile: rimanere senza batteria nei posti più deserti del pianeta. Dopo le epopee dell’altro giorno che ho già ampiamente commentato, abbiamo avuto la sorpresa che un figlio, ieri sera, ha dovuto superare un percorso a ostacoli compiendo diverse manovre che intuisco, ma faccio finta di non sapere, o quanto meno, cerco di allontanarmi dai dettagli; una lunga sequenza di manovre avevano lo scopo finale di mettere in carica la Twizy ma, a monte, prevedevano il recupero delle chiavi dell'auto chiuse dentro un box di cui erano state disperse le chiavi; e le chiavi del box erano probabilmente imprigionate dentro il cassettino della Twizy, apribile solo con le chiavi dell'auto disperse nel box.
Apparentemente un loop irrisolvibile la cui origine mi è ancora misteriosa e incomprensibile.
A prima vista sembrava tutto andare a meraviglia: le chiavi della Twizy erano state recuperate; erano effettivamente cadute per terra nel box e le chiavi del box erano state effettivamente abbandonate dentro la Twizy, apribile solo con le chiavi dell'auto. E sembra anche che il fatto di avere dei figli minuscoli sia una cosa molto comoda, soprattutto quando hai bisogno di entrare in un box senza averne le chiavi: ci infili il mini-figlio facendolo passare dalla fessuretta che c'è in cima alla saracinesca; se lo gnomo ha un diametro che non supera i 13 cm, "basta scavalcare" ed è cosa fatta.
A detta loro, "facilissimo".
Non so altro. E non ci tengo a scoprire ulteriori dettagli.
A questo punto però, evidentemente le loro energie psichiche devono essersi esaurite e la procedura di carica della Twizy deve subìto un brusco arresto appena prima dell'inserimento della presa della batteria dentro il 220V.
Credo sia la stessa sensazione provata quando capita di accendere il videoregistratore nuovo senza inserire la presa e, convintissimi di un guasto, si prova a contattare il centro assistenza, sentendosi un po’cretini già dopo il suggerimento 1 del risponditore automatico: "hai allacciato la spina alla corrente?"
Secondo la ricostruzione dei fatti, questa mattina Andrea era in ritardo per andare a scuola (per la verità, l’inciso “questa mattina” è un concetto che rende poco l’idea dei ritardi di Andrea) e gli è sembrata una vera fortuna trovare la presa elettrica già staccata: non dover perdere tempo prezioso a staccare la presa del 220V e non doverla cacciare a forza nel micro-vano dell'auto per farcela star dentro era proprio quello che ci  voleva! Il baco del ragionamento si è mostrato pochi chilometro dopo…
Non vado oltre perché mi sembra di sparare sulla croce rossa…
Mi limito ad osservare che avere figli “autonomi” è un’attività abbastanza stressante…! 

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