Sauri e tastini
“Sauro” o “Lacertilia” è il
nome figo che si legge su Wikipedia per indicare la nostra coinquilina, ma in
fondo è solo una lucertola.
La lucertola che convive
clandestinamente con noi da un paio di giorni, si è abituata a sentirmi urlare appena
ci incontriamo e non scappa più. Mi fissa semplicemente con aria idiota. In
compenso credo sia intollerante alle zanzare e preferisca altro cibo, perché
continuo a preparare io, la cena per le zanzare.
Oggi si è piazzata sul
rettangolino di sole che filtrava dal lucernario sul parquet della sala e non
si è mossa da lì per un po'. Mi sentiva urlare e si voltava verso di me,
fissandomi, probabilmente incuriosita dalle mie smorfie da puro panico. Poi ho
dovuto avvicinarmi per prendere il telefono e mentre mi sentiva urlare con voce
sempre più forte, continuava a seguirmi con una specie di sguardo
interrogativo. Ma sempre piantonata sul suo rettangolino di luce. Mi è quasi
simpatica. Peccato che a me scatti l'urlo appena la vedo o la sento muovere. La
mia carissima amica Angela mi ha telefonato mentre ero affaccendata nei miei
acuti per "panico da sauro" e può confermare che le mie corde vocali
sono a posto.
Peccato anche che,
mediamente, ogni mezz'ora io di notte svegli tutto il vicinato, facendo un gran
salto nel letto e urlando tutta sudata, immaginandomela mentre viaggia sulla
mia pancia. Le mie urla più forti sono generalmente puntate verso le 3 del
mattino: probabilmente sono dettate da alcuni moti digestivi e la lucertola sta
facendo parte del mio mondo di incubi post-digestione. Così di giorno, ho un
sonno boia.
E nonostante il sonno, devo
convivere con l'idea (spero momentanea) di tornare ad un cellulare coi tasti.
Il mio smartphone ha deciso di riposarsi definitivamente e senza troppi saluti
e salamelecchi, ha disposto semplicemente di non accendersi mai più; così ho
svuotato tutti i cassetti in cerca di qualcosa che somigliasse ad un cellulare
e ho trovato una mattonella, piena di tastini, con la scritta “PHONE”. Ho sonno
a causa della mia coinquilina con la coda e non sono tanto lucida, ma credo che
anche se fossi fresca come una rosa non sarei in grado di gestire tutti quei
tasti lì, come quand'ero giovane, con solo 10 dita.
Ho cominciato ad avere
problemi serissimi con l'accensione. Meno male, dal mac, ho trovato su YouTube
il video di quale bottone scegliere per accenderlo.
Poi sono passata al video
di come lanciare una chiamata. Per fortuna i video non sono molti: rimangono
gli sms e poi il telefono è finito.
Per la verità, c'è il
Sudoku: ogni volta che sbaglio qualcosa, finisco lì e perdo tutte le
informazioni raccolte con tanta pazienza. E c'è anche la calcolatrice (lì c'è
proprio scritto "calcolatrice"): in realtà, è una roba per cui tu vai
su e giù con le frecce e con diverse manovre puoi scegliere: +, -, x e :
Il T9 rimane un mistero:
non è un semplice correttore automatico: è una roba per cui tu quando schiacci
qualche tasto (attenzione: non ho detto "digiti" qualche tasto!) lui
decide che deve fare di testa sua. E se tu ti sforzi troppo per imporre le tue
idee, ad un certo punto lui si irrigidisce e sparisce tutto quello che avevi
scritto con tanta fatica fino a quel momento.
Poi è rumoroso. Ogni volta che schiaccio qualcosa si sente TOC
TOC TOC. Sapevo per certo che, nascosto dietro al SUDOKU e alla
"calcolatrice" c'è un sistema per fargli capire che hai un po'di
ritegno a far sentire a tutto l'ufficio TOC TOC TOC. Infatti oggi in ufficio ci
siamo messi di impegno e abbiamo trovato l'area "profili": ora non fa
più TOC TOC TOC.
Anche lo schermo è irritante: piccolo come una cacchetta di
mosca, non è più adatto ai miei occhi, come quando ero giovane, così non vedo
più un tubo, sbaglio sempre qualcosa e lui decide di piantarmi in asso per
tornare sul SUDOKU.
Anche il problema della rubrica non è banale: tutta la mia
rubrica è nel cloud. E per un telefono coi tasti, il "cloud" ha a che
fare solo con... la pioggia in Inghilterra. E ovviamente, nessuno di noi sa
alcun numero a memoria, dopo che sono tutti rigorosamente salvati sui nostri
cellulari. Io ho provato tante volte a cacciarmi in testa almeno il numero di
un componente della famiglia, ma poi ci ho rinunciato. Non sono più tanto
giovane ed evidentemente i miei neuroni non sono più adatti a quel tipo di
sforzo lì: ora della terza cifra ho il primo dubbio, alla quinta mi si
presentano almeno quattro alternative diverse e alla sesta ci rinuncio. E’
questo è drammatico, tenuto conto che la prima cifra è immancabilmente un 3,
senza troppe indecisioni.
Oggi sullo schermino, in alto a sinistra, c’era un pixel rosso.
Non è che un telefono coi tasti abbia una grande risoluzione, ma quel che ho
visto io era solo un pixel rosso. In realtà invece era un sistema crittografato
per avvisarmi che c’era la batteria scarica. E a quel punto, ho scoperto che
non posso fare affidamento sul caricabatteria che tutti noi lasciamo in ufficio
come scorta per la ricarica.
Quindi sono tornata daccapo: un telefono che non si accende, che
non ha nessun numero in rubrica, ma in compenso ha una fracassata di tasti.